L'ASSAGGIATORE

Asti - giugno 2007

Rassegna Stampa

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Il vetro, o meglio i contenitori in vetro, erano già conosciuti fin dai tempi dei romani, che li usavano più che altro per riporre gli unguenti e gli oli balsamici, mentre la bottiglia in vetro, benché non come la conosciamo noi oggi, fu opera degli Inglesi ed il primo vino che ebbe l’onore di “alloggiare” dentro questo elegante vestito fu lo champagne. Le varie forme dei contenitori per il vino o altro si sono poi evolute nel tempo per favorire, tra l’altro, l’affinamento, il trasporto e indicare la provenienza del prodotto. La bottiglia bordolesa indicava che il vino contenuto proveniva da Bordeaux, e la borgognona dalla zona della Borgogna, la champagnotta per quello della Champagne e la renana o l’alsaziana per i prodotti di queste zone. Con il passare del tempo, sull’esempio francese si sono susseguite altre forme, non solo per il vino, ma anche per distillati e altri liquidi. In Italia il contenitore più famoso è certamente il fiasco che ha fatto conosce e apprezzare in tutto il mondo il Chianti. Altra bottiglia non meno famosa è l’anfora, che caratterizza tuttora il Verdicchio di Jesi ed il suo produttore, quindi a colpo d’occhio l’anfora indica: tipologia di vino, azienda e regione. Ancora in uso è la bottiglia marsalesa usata per il vino di Marsala, simile alla bordolesa, ma con il collo a forma di foglia d’ulivo, per indicare che in Sicilia non c’è solo il vino ma anche del buon olio. La genzana fu creata invece per la valorizzazione dei vini di Genzano, in Lazio e l’albeisa, più elegante della borgognona, per i vini del comprensorio di Alba. Esistono poi delle forme personalizzate di aziende che commercializzano i propri prodotti in bottiglie diverse dalle solite per favorirne il riconoscimento. Da queste brevi e incomplete considerazioni sulle bottiglie è nata l’idea di creare la “nuragheisa”, per rispondere anche a questa domanda: è possibile creare una bottiglia che rappresenti la Sardegna e nel contempo renda riconoscibile la provenienza del prodotto, sia maneggevole, elegante e che dia valore aggiunto ai prodotti in essa contenuti? La risposta positiva alla domanda è stata appunto la nuragheisa. E che abbia raggiunto il suo scopo lo dimostrano tanti lusinghieri apprezzamenti sia dai produttori sia dalle autorità che hanno avuto occasione di visionarla. Infatti, consente il riconoscimento immediato della provenienza del prodotto, è elegante e la particolare forma tronco-conica fa si che possa una volta vuota, divenire un oggetto di arredamento. Una parte degli eventuali profitti derivanti da quest’idea saranno devoluti al fondo Edo Tempia di Biella, che si occupa di cura e ricerca sul cancro, e una parte ad un ente che in Sardegna si occupa di cura e ricerca dell’anemia mediterranea.

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